
“Realizzare questo album è stata senza dubbio la mia più grande fatica di ogni tempo. E’ stato mangiare tramezzini a 120 all’ora in autostrada, dormire molto poco e ritrovarsi le occhiaie da combattere – racconta Massimo Torresi -. A volte mi rivedo in studio, addormentato alle 3.00 di notte di lunedì o martedì e stento a crederci! Forse qualcuno mi ha imposto di ascoltare la stessa canzone 120 volte per notte, per due anni di seguito. Ma non ricordo chi!
In questo disco ho sviluppato la mia raccolta di rullini conservati nei vecchi cassetti: tante esperienze di vissuto quotidiano, di riflessioni intime, tra debolezze e slanci di vitalità improvvisa. Ho voluto mettere dentro a questo lavoro tante cose, alcune che probabilmente possono anche sembrare contrastanti tra loro, ma per me sono proprio i contrasti, sociali, personali e intellettuali, che ci spingono a mettere a fuoco le nostre riflessioni. Le mie ragioni più poppeggianti, così come quelle più intimiste, non avrei mai potuto scinderle, perché sarebbe diventato un lavoro troppo impostato. Un “lavoro”, appunto. Abbiamo usato drum-machine, sintetizzatori vigorosi e giri di basso ruggenti, così come batterie acustiche, fisarmonica e archi, pensando a come poter far coesistere tante storie nello stesso racconto. Se anche la politica agisse così saremmo salvi! Nei brani si parla di impassibilità, di apatia e di disincanto, ma anche di prese di coscienza e di rinascita. Si parla dei momenti peggiori dentro agli anni migliori. Di rese, soltanto temute, ma sempre scongiurate. Di Possibilità.”
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